venerdì, dicembre 15, 2006

Alcuni esempi di "Guerrilla Marketing"

Esempio Ikea Esempio Duracell Esempio Mini Esempio sex creativo

I 10 principi fondamentali per un’ottima guerrilla

  1. Pensa sempre che il tuo progetto cambierà il mondo: come afferma Guy Kawasaki: " non lanciare un progetto senza essere preparato a cambiare il mondo". People will get excited about your initiatives only if you clearly articulate how your proposition will liberate your customers in a way none of your competitors can;
  2. Non bisogna pensare alla guerra, ma alla battaglia: una corretta campagna di guerrilla "deve" disporre di un budget ridotto; sembra strano a dirsi ma è così. I progetti troppo onerosi non si addicono ad una strategia di marketing nata con l'intento di "colpire e ripiegare", in modo unconventional;
  3. Potere agli utenti: nessuna azione di guerriglia o movimento di protesta può aver successo senza il sostegno del "popolo". Le campagne di guerrilla rappresentano un' ottima opprtunità per coinvolgere tutti gli utenti incondizionatamente in quanto "colpiscono" nei momenti in cui le "difese pubblicitarie" sono minime;
  4. Schierare i mercenari: ovvero, non affidarsi agli eserciti istituzionali (agenzie) ma realizzarsi la maggior parte della pianificazione "militare" in proprio (tranne per la realizzazione del materiale utile alla campagna che va realizzato da qualche buona agenzia). Ricordarsi dei budget esigui che ci "permettono" di stare lontani dai big player;
  5. Think small, ma in modo spettacolare: le campagne di guerrilla si basano molto sull'inventiva e poco sul budget, quindi bisogna partorire l'idea per una campagna low cost ma carica di fascinazione;
  6. Lasciali scommettere: l'aspetto principale su cui basare una campagna di guerrilla è la sorpresa; non solo sugli utenti ma anche sui competitors. Ogni campagna non si ripete mai, neanche se ha come focus lo stesso soggetto. Quindi bisogna ogni volta stravolgerla e riproporla in luoghi e forme diverse lasciando scommettere gli utenti ed i competitors sul dove riappariremo;
  7. Afferra il malloppo e scappa: tutte le guerrilla campaign vanno eseguite con una precisione laser; ciò significa che una volta realizzate ed archiviate non devono mai essere riproposte; anche in caso di insuccesso conviene "prendere" ciò che si è guadagnato (sia economicamente che da un punto di vista di business) ed andarsene;
  8. Comanda la carica: il leader è sempre al comando delle "truppe" e quindi bisogna essere sul "campo" a seguire l'azione. Se non si ha voglia o tempo conviene avere un "vice" che ci informi dei successi/insuccessi della campagna;
  9. Non dimenticare la propaganda: ogni successo conseguito va urlato; quelli bravi lo chiamano "Word-of-Mouth". Se la campagna ha avuto successo usiamo tutti i canali in nostro possesso per informare della "nostra" conquista del mondo;
  10. Attento al fuoco amico: organizzare un team affiatato che abbia un unico obiettivo comune; valutare e testare tutti gli elementi che prenderanno parte alla realizzazione della campagna perchè le opinioni dissonanti non aiutano un progetto basato sull'unconventional. Maggiore sarà il gradimento intorno un'idea, maggiore sarà la possibilità di riuscita.

Alcuni esempi di comunicazione creativa

Esempio curioso: La Quadrant Communications Ltd per promuovere il Sea Food Festival, una manifestazione dedicata ai prodotti ittici ha posizionato sulla spiaggia di Mumbai un gran numero di ostriche giganti "artificiali"; l'attenzione del visitatore, obiettivamente incuriosito, è quindi catturata e la campagna ha superato il primo step. Una volta aperta, c'è un classico invito cartaceo, però il "packaging" non è male.

Definizione del "Guerrilla Marketing"

1. Guerrilla Marketing è un insieme di tecniche di comunicazione non convenzionale che consente di ottenere il massimo della visibilità con il minimo degli investimenti; 2. Guerrilla Marketing concorre allo sviluppo delle strategie di mercato attraverso la messa in scena di pseudo-eventi concepiti in integrazione all'immagine dell'azienda; 3. Guerrilla Marketing sfrutta il bisogno di novità dei mezzi comunicazione e la permeabilità dei suoi meccanismi per promuovere idee, marchi o prodotti; 4. Guerrilla Marketing programma e inocula nel sistema media virus memetici in grado di autoreplicarsi nelle menti dei consumatori; 5. Guerrilla Marketing è un processo di dissipazione della fiducia che il consumatore ancora ripone nell'economia nel suo complesso a vantaggio del successo di una singola impresa.

Marketing e guerrilla

Riportiamo alcuni stralci di un'intervista realizzata da Luca Oliviero (collega esperto in comunicazione) a Gabriella Ambrosio, docente di Teoria e Tecniche del Linguaggio Pubblicitario presso l'università di Roma. Nel suo ultimo lavoro editoriale "Le nuove terre della pubblicità" l'autrice affronta i temi legati alle nuove tecniche di comunicazione e marketing.

Partiamo dal titolo del libro: quali le nuove terre della pubblicità? "Sono terre limitrofe a quelle dell'advertising classico e del modo classico di fare ricerca. Terre anche pantanose, in cui dobbiamo addentrarci a volte senza l'aiuto di una bussola, ma fertili più delle terre conosciute. Terre in cui ci andiamo a cercare il consumatore di persona, uno ad uno. In cui collaudiamo e sfruttiamo tutti i nuovi percorsi della mente connettiva. In cui diamo vita a mezzi inediti che nascono insieme al messaggio. In cui maneggiamo senza pudore termini come "tasto del buy", "pulsanti genetici" della pubblicità e intrusione di virus mentali. Ma cerchiamo di non dimenticare mai la dignità etica e intellettuale della pubblicità".

Cosa è allora la "guerrilla" urbana? "Il guerrilla advertising è pubblicità che esce dal recinto dei media tradizionali per penetrare nel cuore delle città e incontrare la gente in modo diretto, provocatorio, spiazzante. La guerrilla la trovi nelle strade, sui muri, sulle panchine, sui fondi di bicchieri, in finte conversazioni, sui soldi, sulla frutta, sulla carta igienica, perfino sul corpo umano".

Marketing, advertising, tutto si trasforma in guerrilla. Cosa produce in effetti? "La guerrilla raggiunge il consumatore nei momenti e nei luoghi in cui non è attiva la sua advertising consciousness (come accade invece davanti alla TV o ascoltando la radio), quando cioè le sue difese nei confronti dei messaggi pubblicitari sono abbassate. Incuriosire, intrigare e coinvolgere sono gli effetti che la guerrilla produce sulle sue vittime. Ma anche far riflettere. La guerrilla non colpisce la massa ma il singolo, invertendo il meccanismo di generazione di notorietà. Gli attacchi di guerrilla infatti generano spiazzamento, lo spiazzamento produce passaparola, il passaparola si diffonde in maniera virale nella popolazione. E la diffusione virale garantisce notorietà al prodotto".

La guerrilla marketing si fonda sulla molecolarizzazione della società post-moderna, sulla disgregazione di Vattimo; Ma questa società disgregata la combattiamo un po' tutti e chi prima chi dopo, inizia a prevedere una nuova tribalizzazione, che è un po' come ricominciare da capo per ridare alle comunità e alle società il loro valore iniziale. Quindi la pubblicità e la comunicazione dovrà rifondarsi nuovamente? "Ancor più che sulla molecolarizzazione sociale la guerrilla si fonda su un'altra tendenza del post­moderno: l'enorme massa di informazioni che quotidianamente i media riversano sui consumatori/cittadini, che porta questi ultimi ad alzare così tanto le loro difese, da azzerare o quasi la loro ricettività verso i messaggi pubblicitari. Prima che Vattimo insomma, Baudrillard. Quanto a una rifondazione, non è con le sue forze autoctone che può rifondarsi la pubblicità, che va sempre comunque a ruota della società e di tutti i fermenti che riesce a cogliere in essa".

Giustamente i pubblicitari prendono coscienza e fanno i conti con nuovi consumatori, sempre più consapevoli e acquirenti decisi e informati. La guerrilla invece tenta di confonderli e disorientarli. Personalmente credo invece che il consumatore debba essere sempre più consapevole e il prodotto debba guadagnarsi il rispetto del consumatore. Insomma... non sono da guerrilla? "Per fortuna è difficile oggi prendere in giro il consumatore con i soli mezzi della pubblicità, per quanto potenti o spiazzanti essi siano. Una buona guerrilla non tende a confondere e a disorientare, tende a divertire e a coinvolgere, offrendo uno spettacolo e portando a pensare. Se poi vogliamo essere ideologicamente contrari alla pubblicità, questo è un altro paio di maniche, e se vuoi posso anche sottoscrivere: ma poi dovremmo essere ideologicamente contrari anche al commercio e all'abbellimento di qualsiasi immagine, compresa la propria. Quanto al rispetto, torniamo al discorso della dignità intellettuale della pubblicità. Che è il tema che è sempre stato al centro di tutti i miei ragionamenti e pubblicazioni. Il rispetto non dipende dalle forme che assumi: è questione di contenuti, è questione di qualità del pensiero che vai a veicolare".

La pubblicità secondo me è l'arte di rendere pubblica la vita di un prodotto. Per farlo, il pubblicitario è prima di tutto un sociologo che analizza la società e le tendenze, scopre lo spirito del tempo del proprio pubblico e solo allora decide il come, il quando e il dove comunicare il prodotto... "Sono assolutamente d'accordo. E il fatto di cogliere lo spirito del tempo, è da sempre il diaframma che mantiene in osmosi il mondo della pubblicità e quello dell'arte".

Il filoso francese Mafesoli parla di neotribalizzazione, dopo hanno iniziato a parlarne un po' tutti. In effetti il futuro della società sembra una nuova tribalizzazione che dovrebbe (potrebbe) portare ad una rifondazione sociale. Oggi si vive in una sorta di conflitto, che in Italia viene accentuato dalla "spaccatura del paese" decantata dai media; quasi come se spingessero e volessero il conflitto sociale (nel senso marxiano). Le nuove terre della pubblicità, con la guerrilla cosa faranno, accentueranno questo scontro e ne approfitteranno? "La rappresentazione dei media è forte e persuasiva, ma non sempre rispecchia in modo fedele la realtà. Forse è così anche per il tema della "spaccatura del paese", che sembra una specie di residuato bellico del conflitto elettorale. Più un fatto mediatico che un fatto reale insomma. Se vuoi anche in questo caso la guerrilla può divertirsi ad assecondare ironicamente, a demolire, a smontare e rimontare il fatto mediatico".

Guerrilla è la parola che domina questo nuovo scenario. Levinas, come giustamente lei fa notare nel libro, è l'autore di riferimento principale per questo movimento. Ma la pubblicità di oggi è davvero poi così diversa dalla buona pubblicità di sempre? "A cambiare, anche in pubblicità, sono le forme e le tecniche. Ma la sostanza di quella che tu chiami "la buona pubblicità di sempre" non cambia mai. Si tratta di offrire, come ripeto sempre, un "pensiero di qualità": idee che abbiano il coraggio di essere realmente creative, dunque in grado di costruire nuovo senso, ma anche rispettose dei loro interlocutori. E, naturalmente, efficaci rispetto agli obiettivi".

lunedì, dicembre 11, 2006

La frase del giorno

La stampa è tanto utile quanto le munizioni di una fortezza, essa è l'artiglieria del pensiero. (Simon Bolivar)

giovedì, dicembre 07, 2006

La frase del giorno

"I buoni giornalisti scrivono ciò che pensano, i migliori quello che dovrebbero pensare i lettori". (Georges Elgozy)

mercoledì, dicembre 06, 2006

La frase del giorno

"Non è vero che tutti i giornalisti si pongono come "zerbini" al servizio del potere oppure sono degli incapaci...un buon due o tre per cento si salva...come avviene del resto in ogni categoria". (S. Acciardi)

martedì, dicembre 05, 2006

Nasce l'OCSI: Osservatorio Competitività e Sviluppo Imprenditoriale

La competitività delle imprese è sempre più legata alla capacità di sviluppo dei territori in cui le stesse operano. È necessario dunque comprendere la struttura economica di una determinata area, le sue potenzialità, i vincoli, gli attori, le specificità e il genius loci. Il tutto in una chiave che vede i sistemi territoriali non concorrenti l’uno all’altro ma coordinati tra loro, attraverso un processo strategico unitario. Nasce da qui l’esigenza di creare un Osservatorio per la Competitività e lo Sviluppo Imprenditoriale (OCSI) e di riferire l’attività di ricerca non a singole province ma ad una visione territoriale aggregata. Con OCSI si intende creare un sistema di monitoraggio dell’evoluzione socio-economica del sistema territoriale Sud-Est Sicilia. L’iniziativa è curata da MedSpin - consorzio nato dall’accordo fra Università di Catania e Sviluppo Italia Sicilia - e Confindustria Catania, in collaborazione con la Banca d’Italia e la Camera di Commercio di Catania. Attraverso la creazione di un centro di ricerca, indagine e diffusione dati, l’OCSI seguirà le dinamiche competitive e i percorsi di sviluppo dell’imprenditorialità del sistema territoriale Sud-Est Sicilia. L’obiettivo è costituire un efficace strumento di conoscenza sia per i policy maker che per le imprese, diventare un interlocutore privilegiato delle principali associazioni di categoria, enti e organizzazioni imprenditoriali e agevolare l’insediamento di nuove attività. L'OCSI ha tra le sue attività prevalenti la realizzazione sia di report statitistici sull'area del Sud-Est Sicilia nella sua generalità, sia report specialistici di settore (con un focus particolare sui settori dell'Hi-Tech, dell'Agroalimentare e del Turismo). Il gruppo di lavororo dell'Osservatorio è costituito da validi e giovani ricercatori universitari e professionisti, sotto il coordinamento e la direzione della prof.ssa Elita Schillaci, Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese dell'Ateneo di Catania. La testata di tutti i prodotti editoriali dell'OCSI si chiama "Mezzogiorni Diversi", un nome non scelto casualmente e che vuole sottolineare con forza che esiste un Sud, un Mezzogiorno per l'appunto, fuori dagli schemi stereotipati, che lavora e produce, che crea valore e ricchezza e che crede nell'innovazione tecnologica, nella ricerca e nella possibile competitività con altre e diverse realtà geografiche "più fortunate". Chi vi scrive ne ha curato (per il primo numero) e continuerà a farlo, con piacere e soddisfazione professionale, tutti gli aspetti legati alla progettazione, direzione e coordinamento grafico-editoriale. Nella foto: la copertina del Report n°1 di Mezzogiorni Diversi

venerdì, dicembre 01, 2006

La frase che ogni buon giornalista deve ricordare!

"Now, you have to remember that we're writing for the Kansas City milkman, not some of your intellectual friends" (Jack Anderson)

La frase del giorno

"Fare il giornalista significa anzitutto lavorare su se stessi, formarsi, acquisire, conoscenze, cercare di comprendere il mondo." (Ryszard Kapuscinsky)